mercoledì 19 dicembre 2012

#iostoconmarco

Nelle carceri italiane ci sono 140 detenuti ogni 100 posti letto, una situazione dichiarata insostenibile dallo stesso ministro Severino. Fino ad ora ci sono stati 93 morti di cui 50 suicidi, morti e suicidi che non colpiscono solo i detenuti ma anche le guardie carcerarie. Il carcere italiano è diventato sempre più un “deposito di corpi” che un sistema rieducativo. Per questa situazione l'Italia è stata più volte condannata sia dalla Corte Europea per i Diritti dell'Uomo, sia dall'Unione Europea stessa. Strettamente correlato al tema del sovraffollamento delle carceri c'è l'intasamento del sistema giudiziario sia penale che civile. Un processo in Italia dura molti anni (arrivando anche al decennio), questo fa si che da un lato molte persone vengono detenute illegalmente, in quanto potrebbero risultare innocenti (si stima che circa il 40% dei carcerati sia in attesa di giudizio), dall'altro porta chiunque senta il bisogno di avere giustizia a non avere la sicurezza che questa giustizia avvenga. La sicurezza di aver una sentenza in tempi brevi è importante per lo sviluppo del nostro paese, in quanto è una prerogativa necessaria per attrarre gli investimenti .

Per far in modo che questo problema emerga, e non continui ad essere ignorato in questi giorni lo storico leader del  Partito Radicale, Marco Pannella, sta seguendo uno sciopero della fame e della sete. La situazione della giustizia e dei carceri e un tema caro ai Radicali che da molto tempo cercano di far parlare di questo e di risolvere la situazione. La loro proposta è quella di indire un'amnistia. L'amnistia è quel procedimento tramite il quale, alcuni reati vengono “annullati”. Questo annullamento comporterebbe l'annullamento dei processi in corso e il rilascio di quei detenuti ricadenti nella casistica. Un provvedimento del genere se accompagnato da una riforma della giustizia (il come è aperto a discussione e non sono così informato per dare una mia opinione) porterebbe un alleggerimento non da poco al sistema italiano, sbloccherebbe risorse e potrebbe servire da nuovo inizio e a un rilancio anche economico. Mi rendo conto che sembra un po come dire “liberiamo i criminali”, ma va anche detto che la situazione in cui vivono i detenuti non è umanamente sostenibile e sicuramente non è per niente rieducativo e orientato al reinserimento nella società.

Adesso che il leader radicale rischia la morte, finalmente di questo problema se parla nei giornali e nei telegiornali....o meglio, a mio avviso si fa finta di parlarne. Da quello che vedo in TV (ma anche nei giornali che seguo online) l'attenzione è tutta focalizzata sul rischio di morte di Pannella, sulla sua volontà o meno di interrompere lo sciopero e sulla sfilata di personaggi famosi che (ora) si dichiarano solidali. Quello che manca è il (ri)lancio di una vera campagna di informazione riguardo la situazione italiana, andando ad approfondire i motivi della protesta e non solo la protesta. Di servizi di approfondimento non c'è traccia. Dove sono le immagini vere della situazione delle carceri? O i dati sulla situazione dei processi in Italia? È molto più importante sapere che Ruby è in Messico ( e dirlo in tutte le salse), piuttosto che spiegare come mai un processo di normale cittadino duri 7 anni, oppure è più importante vedere le (poche) spese degli italiani per natale, seguito da servizi analoghi sul comportamento dei greci o dei tedeschi, piuttosto fare il paragone con le carceri di questi paesi?

Detto questo non voglio sminuire lo sciopero di Marco Pannella, questo suo gesto che, abbracciando pienamente la logica della manifestazione non violenta, potrebbe portare all'annichilimento della sua persona in favore di un ideale di solidarietà e giustizia è ammirabile e andrebbe preso da esempio. Abbraccio e approvo pienamente questa causa, che non dovrebbe essere solo la causa di Pannella e dei Radicali, ma dovrebbe essere la causa di tutti, anzi, non dovrebbe proprio esserci il bisogno perché questa causa esita. Mi permetto però di muovergli una piccola critica, non ho apprezzato molto il fatto che il leader radicale ha posto come presupposto per interrompere lo sciopero l'adesione di alcune personalità famose alla lista che intende proporre chiamata “amnistia giustizia e libertà”. Comprendo le ragioni politiche che stanno alla base di questa decisione, ovvero quello di servire da incentivo per l'entrata in campo di elementi validi e di cercare di garantire una continua esposizione mediatica su questi argomenti, ma alle mie orecchie suona molto come un ricatto. Sembra quasi voler dire, “o obbligo qualcuno a condivide la mia causa e a cominciare a combattere per essa, oppure, io mi lascio morire”. Un ragionamento di questo genere va a ledere proprio uno dei valori che si cerca di difendere, ovvero quello della libertà. Mi rendo conto che confrontato a Marco Pannella io sono nessuno, ma ho voluto lo stesso esprimere la mia opinione.
Concludo ad ogni modo sperando che qualcuno accetti le condizioni di Pannella, e che egli interrompa lo sciopero, un portatore di idee e di insegnamenti come lui è molto più utile vivo che morto, e i martiri è meglio lasciarli al Vaticano.


Alcuni links:
Per saperne di più su Giustizia, Carceri e Economia:


Per avere un'idea della situazione delle carceri in Italia:


Per avere un'idea della situazione della giustizia in Italia:


Per vedere quante procedure di infrazione ha l'Italia:

sabato 24 novembre 2012

Andrea's Readings #7 - Pane e Fragole. Trentenni (e un bar) nell'era dei licenziamenti

Pane e Fragole di Mauro pigozzo edito da Aurelia Edizioni non è un libro, è un esperienza multi-sensoriale è un insieme di odori, musica e letteratura.
Pane e Fragole narra parallelamente le vicende di un ragazzo dei giorni nostri che sta finendo le scuole superiori e si appresta a decidere che cosa farà della sua vita. Indeciso se andare all'università o meno con poche prospettive davanti a sé visto la crisi che imperversa. Il ritrovamento di una foto del matrimonio dei suoi genitori da lo slancio alla narrazione degli eventi del passato, che hanno portato al suo concepimento. La narrazione si sposta dunque a metà anni 90, in cui 4 giovani trentenni, anche loro con poche prospettive per il futuro visto il momento difficile dei licenziamenti per delocalizzazione, decidono di collaborare assieme e di gestire un bar.
Divisa tra passato e futuro, la narrazione dei due filoni temporali è destinata ad incrociarsi nel finale che rappresenterà la conclusione della vita passata e l'inizio di un nuovo (possibile) racconto.
Mentre leggi questo libro sei circondato dal profumo di Menta, Fragola, Pane fresco e terra bagnata. Ogni personaggio in questo libro ha un suo odore, un aroma che lo identifica, un profumo che si mescola con gli odori degli altri personaggi, intrecciandosi, mescolandosi e unendosi. Leggere questo libro è come ascoltare un antologia musicale rock anni 90, molte le canzoni citate dando la giusta colonna sonora agli eventi narrati. Molte anche le citazioni cinematografiche, sopratutto a Quentin Tarantino e letterarie, maggiormente opere contemporanee italiane. Questo libro ti permette di scoprire il passato, vivere il presente e immaginare il futuro.
Per chi come me vive nella campagna delimitata dal triangolo Castelfranco-montebelluna-bassano, e ha vissuto in questo ambiente durante le superiori, questo libro è anche un viaggio nei ricordi difatti si fanno spesso riferimenti a concerti, festival e luoghi che spesso frequentavo ai tempi del liceo. (Fuochi fatui, i concerti del Deliriocaneva, il Vinile giusto per citarne alcuni).
Insomma questo libro che non è un semplice libro ma appunto un viaggio sensoriale, un libro che dovrebbe essere letto da tutti, dai giovani ventenni, meno giovani trentenni e quarantenni perché il messaggio che secondo lanciato è quello di non disperare mai. Anche se tutto sembra negativo, basta rimboccarsi le maniche per cambiare le cose e se proprio non dovesse essere così arriverà il tempo in cui le cose che ci sembravano insormontabili e i limiti invalicabili non avranno più importanza.

Link:





mercoledì 7 novembre 2012

Consigli per Votare

Meme apparso sulla pagina di Game of Thrones

Oggi tutti parlano delle elezioni americane, e così ne parlo pure io. Non voglio però parlare del fatto che Obama è stato rieletto (Yahoo) ne del fatto che comunque avrà un mandato non tanto facile visto che una camera gli è contraria (bhooo), del fairplay dimostrato da Romney è tutto il giorno che ci assillano con queste storie. Voglio parlare di una cosa che mi ha colpito molto, e che non saprei come definirlo se non Facebook-vote-meme.
Meme postato sulla pagina della Marvel
Come consueto ogni mattina appena sveglio accendo il computer e davanti alla mia tazza di latte e cerali accedo a facebook (lo so male male male), quasi tutte le pagine facebook americane che seguo avevano postato un meme che incitavano ad andare a votare, con le foto dei loro prodotti o dei personaggi (la maggior parte di queste pagine sono di serie televisive) associate al fatto di andare a votare. Certo capisco la logica commerciale che ci stà dietro, ovvero nel giorno in cui la parola maggiormente cercata sarà “vote”, facciamo dei post con questa parola oppure vista in un altro modo nel giorno in cui si suppone che la maggior parte delle persone che mi seguono vanno a votare, faccio dei post su questo in modo da far sentire il mio marchio più vicino a loro.
Meme postato sulla pagina di Andrew Christian
Questo comunque non mi ha impedito di rimanere senza parole, in primis perché questi messaggi sollecitavano i followers di quella pagina ad andare a votare, senza prendere nessuna posizione per l'uno o l'altro candidato e poi per il semplice fatto che ci fossero dei messaggi del genere. Insomma si parla tanto (e si demonizza molto) il sistema Capitalistico\consumistico che, secondo alcuni, ha levato di mano ai cittadini ogni potere decisionale (tanto è l'economia che detta le regole/ e poi vediamo che (almeno su facebook) coloro che potrebbero beneficiare maggiormente dal fatto che i cittadini non vadino a votare esortano le persone a votare? 
Secondo me è fantastico quello che è successo, non so se questa pratica sia una consuetudine, quindi non so se sia una cosa tipica del sistema americano, ma mi chiedo, perché anche in Italia non potremmo fare la stessa cosa? In un paese dove l'astensionismo sta aumentando vertiginosamente perché le nostre industrie\aziende non prendono esempio e adottino questo tipo di pubblicità? Non sarebbe male, e forse a qualcosa servirebbe.

Meme postato sulla pagina di True Blood con il commento "Don’t be a fool. LIKE this if you voted today"

venerdì 2 novembre 2012

Andrea's Readings #6 - Sul Sentiero di Reitia

Durante le giornate di Libri in Cantina, annuale fiera del libro aperto alle piccole case editrici che svolge al castello di Susegana (TV) ho acquistato il libro “Sul sentiero di Reitia” di Mariangela Mariga edito dalla Anguana Edizioni.
Sono stato attratto da questo libro principalmente dal titolo; reminiscenze elementari (o meglio tutta la terza elementare passata a studiare i paleoveneti) mi ricordavano che Reitia era la Dea adorata dagli antichi veneti. Come spesso accade anche la copertina, che mostra una donna-guerriera con il suo cavallo, ha attirato la mia attenzione.
Un altro fattore che è stato determinante nella mia decisione di leggere questo libro è stata l'ambientazione del racconto ovvero in Veneto (in particolare in un veneto medievale) ma questo medioevo e questo Veneto non sono quelli storici. L'autrice infatti ha riscritto la storia ed ipotizza che l'espansione dell'impero romano sia stato contenuto da un'alleanza tra i Veneti e Celti. Questa alleanza ha portato alla formazione della Federazione delle Libere nazioni che si estende dalla penisola iberica fino all'impero di Alessandro magno (che non è morto giovane e quindi ha potuto consolidare il suo regno), mentre in Italia confina con l'impero romano all'altezza degli appennini settentrionali.
Dunque la mia vena regionalistica, che mi ha fatto pensare “Che bello, un fantasy ambientato in veneto e che richiama la spiritualità pre-crisitana”, la mia vena fantapolitica che mi ha portato ad immaginare intrighi e tradimenti tra regni (che potenzialmente potrebbero essere esistiti) e la mia passione per le donne guerriere (da Xena a Buffy passando per Aspen e Witchblade) mi hanno indotto ad acquistarlo.
La storia narra le avventure di Benetika, errante sacerdotessa di Reitia (Ordine religioso femminile la cui casa madre è in veneto) guerriera e guaritrice (unico caso al mondo) dotata di alcuni poteri sovrannaturali definiti “il dono di Reitia” che le danno (sembra per periodi limitati) una sorta di super-velocità e la capacità di ragionare velocemente.Nella prima parte del libro Benetika incontra un gruppo di esiliati fedeli a Morgan, un Duca spodestato illegittimamente dal proprio cugino, e decide di restare con loro ad aiutarli anche perché si innamora del Duca esiliato. Nella seconda parte del libro Benetika viene accolta nella corte del rè del Veneto dove dovrà accudire il principe, ferito in un agguato.
Mi è piaciuto molto lo stile di scrittura dell'autrice, molto lineare ed immediato. Una scrittura che ti prende, ti assorbe e ti fa venir volgila di leggere tutto d'un fiato il libro. Anche i tempi del racconto sono coinvolgenti, leggi con la voglia continua di sapere che cosa succede dopo. Non vengono risparmiati dettagli sui costumi e l'abbigliamento dell'epoca, cosa che aiuta a entrare nel romanzo, ne vengono risparmiati i dettagli cruenti della battaglia. I dettagli sulla spiritualità e sulle tradizioni non vengono risparmiati (è stato fatto un buon lavoro di ricostruzione) così come ho molto apprezzato l'accuratezza nella descrizione di come Benetika usi le erbe per curare.
Nonostante tutte queste note positive, non posso esimermi da farne alcune critiche. L'amore tra Benetika e Morgan è il motivo trainante del libro. Amore che viene descritto spesso nei dettagli carnali. Proprio questo eccessivo accento all'amore carnale, tanto che in alcuni momenti mi sembrava di star leggendo un harmony, ma ha lasciato un poco perplesso.
Come dicevo, visto il setting innovativo e interessante, mi aspettavo di leggere qualcosa che avesse a che fare proprio con questo scenario che invece sembra sia stato creato solo per spiegare la geografia e il motivo per cui il culto della Dea Reitia persistesse in epoca medievale. Inoltre benché alcuni rituali siano stati spiegati a fondo così come la spiritualità politeista, con tanto di formule e spiegazioni delle differenze usanze tra celti e veneti, poca attenzione e spiegazioni sono state date all'ordine sacerdotale a cui appartiene Benetika. Altro punto dolente è il fatto che le capacità di Benetika sono date per assodate, nessuna spiegazione o congettura sulla loro origine, così come per il fatto che benché venga ripetuto più volte che Benetika sia l'unica ad essere sia sacerdotessa che guerriera e che questo è una cosa particolare, poche spiegazioni o almeno congetture sul perché e sui metodi di apprendimento delle sacerdotesse vengono fornite. Ancora, tra la prima parte del libro e la seconda parte c'è un intermezzo di due pagine dove viene spiegato cosa accade durante sette anni di pellegrinaggio di Benetika. Gli avvenimenti presenti in questo intermezzo vengono poi spesso richiamati nella seconda parte del libro, l'impressione che ho avuto è stata che questo intermezzo sia stato in realtà un taglio di alcuni capitoli ed infatti a volte sentivo la necessità di avere maggiori dettagli riguardo gli anni precedenti a quelli raccontati nella seconda metà del libro.
Concludendo posso affermare che dal punto di vista della scrittura, dello svolgimento del racconto e del setting il libro si presenta in maniera innovativa e molto scorrevole, ad ogni modo credo che ci siano molte cose da sviluppare e un enorme potenziale da esplorare...magari in un possibile prequel\sequel???

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sabato 20 ottobre 2012

Andrea's Readings #5 - A volte ritorno


E se l'unico comandamento che Dio avesse dato all'umanità fosse “Fate i Bravi”? E se Dio, sgomento per come si sono comportati gli esseri umani negli ultimi 500 anni decidesse di rimandare Gesù sulla terra? E se Gesù, tornato sulla terra fosse veramente umano, niente miracoli ma solo un gran talento per la chitarra, una passione per il rock e un grandissimo cuore?
Questo è l'incipit di A volte ritorno di John Niven della collana stile libero Einaudi (ben il secondo libro della collana stile libero che leggo quest'anno). A volte ritorno (la quale traduzione secondo me non rende il titolo originale “The second Coming” (la seconda venuta)). Il Gesù moderno è un giovane di 30 anni al quale piace fumare marijuana e suonare musica rock; senza un lavoro stabile ne denaro ma che cerca sempre di aiutare chi si trova in difficoltà e purtroppo senza super poteri che gli permettano di fare i “miracoli”. Proprio per questo suo spirito di aiuto verso il prossimo si circonda dei reietti della società, barboni, drogati, alcolizzati, prostitute e omosessuali malati di Aids e si attira le malevolenze e gli sguardi indignati dei “cristiani convinti” quelli convinti che gente come loro siano condannati all'inferno. Una serie di vicissitudini e la necessità di fare in modo che il suo messaggio sia captato dal maggior numero di persone, lo porteranno ad intraprendere un viaggio attraverso l'America in un pulmino da New York a Los Angeles per partecipare ad American Idol (una specie di X-factor). Conclusa l'esperienza si rintana in Texas dove costruisce la sua comunità e dove uno sgangherato gruppo di esseri umani cercherà di vivere in pace seguendo appunto l'unico vero comandamento. Purtroppo anche questa volta le cose non andranno troppo bene, e al compiere dei 33 anni succederà un putiferio....
A volte ritorno è un libro comico, ma che allo stesso tempo vuole far ragionare sulle ingiustizie della società attuale. Un libro che punta il dito sulla società moderna che etichetta e sopprime tutto ciò che non è standard e che non da la possibilità di riscattarsi o esprimersi, una società dove in nome della religione si emarginano persone, le si condannano o le si ignorano. Ma non tutto è negativo, questo è un libro musicale, ogni canzone “cantata” da Gesù ha un suo perché, un messaggio....riusciranno gli umani questa volta a Fare i Bravi?

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mercoledì 22 agosto 2012

Andrea's Readings #4 - Neurolandia


Come ho detto in un post precedente, volevo approndire la mia conoscienza della crisi, e dopo aver letto il libro di Krugman, volevo cercare di informarmi maggiormente sulla situazione europea e magari sulla situazione italiana. E' per questo che mi sono avvicinato a Neurolandia di Eugenio Benetazzo edito in italia da Chiarelettere. Il libro ripercorre velocemente le origini di questa crisi, o di queste crisi, difatti secondo l'autore la crisi iniziata negli Stati uniti nel 2007 e quella che attualmente sta colpendo l'Europa sono si collegate ma hanno cause distinte. Le cause della crisi Europea vanno ricercate nell'adozione della moneta unica in un momento in cui le economie dell'area nord-europea e quelle dell'area mediterranea non erano per niente simili o sincronizzate come richiederebbe la teoria dell'Optimum currency area.
Riprendendo quello che mi ricordo dal mio corso di Economia dell'Integrazione Europea cerco di spiegare l'OCA, ovvero quella teoria economica che servirebbe a definire quali parametri sono necessari per creare un area geografica con un unica moneta in modo da massimizzarne i benefici. I criteri principali sui quali secondo questa teoria si basa questa teoria sono:
  1. Mobilità lavorativa all'interno degli stati
  2. Economie degli stati che formano l'OCA devono essere simili e sincoronizzate
  3. I flussi di capitali devono essere liberi
  4. I trasferimento automatico di capitali come aiuto per le aree che sono.
Come è facile notare l'Europa soddisfaceva sicuramente il primo e il terzo requisito (almeno potenzialmente) mentre non esistono tuttora i finanziamenti automatici ne si può dire che le economie fossero simili ne sicnronizzate. Quello che sta succedendo in europa sarebbe dunque una crisi asimmetrica, una crisi dunque che affligge in modo diverso il nord-europea e il sud-europa.
Neurolandia spiega i vari fattori di diseguaglianza, Spiega la teoria dell'Euro2 ovvero la possibile creazione di un euro più debole, di serie b utilizzato dai paesi in difficoltà in modo da riusire a diventare più competitivi e di adeguare le proprie economie.
Benetazzo è anche un sostenitore degli Eurobond, la cui istitutuzione secondo lui non sarebbe una panacea ma rappresenterebbe comunque uno stimolo per il la soluzione della crisi.
Interessante l'attacco alle alle “Tre sorelle” ovvero le agenzie di Rating, americane che possono fare il bello e il cattivo tempo e il suggerimento di istitutire una agenzia di ratin Europea.
Alla fine del libro l'autore dopo aver fatto un escursus generale illustrando la situazione asiatica e delle altre economie emergenti e dopo aver intrapreso un lungo cammino nella situazione italiana suggerisce alcune soluzioni sia a livello Europeo che a livello Nazionale italiano.
Per quanto riguarda il livello Europeo, suggerisce di intensificare i processi verso un unione sempre più federale (mia interpretazione) creando da figura di un leader europeo unico e la trasformazione della BCE in una banca federale.
Per quanto riguarda l'Italia sono interessanti le propsote della creazione di una sorta di bond nazionali il quale acquisto darebbe la possibilità ai detentori di questi bond di avere una detrazione fiscale non indifferente. Questi bond avendo un tasso di intaresse più bassi potrebbero essere usati per ripagare velocemente i creditori e allo stesso modo farebbe in modo che il debito pubblico venga “nazionalizzato” in questo modo i cittadini riacquisterebbero la sovranità perduta (secondo l'autore). Ancora una volta vengono suggeriti tagli all'apparato pubblica concentrandosi sopratutto sull'accorpamento delle provincie ma sopratutto dei comuni, in modo da diminiere i costi di gestione ma fornire servizi migliori.
Una proposto che non mi è piaciuta invece è l'ipotetica istituzione di una tassa sulla salute per abolire l'Irap. Secondo l'autore questa tassa dovrebbe essere calcolata su una serie di parametri che tengano conto degli stili di vita a rischio delle persone (ad esempio se sono fumatori o alcolizzati se mangiano male). Suggerisce addirittura di calcolare questa tassa in base agli esami del sangue.
Infine afforta un tema che mi è caro, ovvero la rivalutazione della politica, ovvero cercare in qualche modo di ritornare alla politica di professione cosi come definita fa Weber.
Questo libro è molto scorrevole, a tratti non è molto chiaro e credo che richieda una certa dose di dimestichezza con i termini e concetti ecomomici da parte del lettore, ma nonostante questo è una buona lettura per chi vorrebbe farsi un opinione informata su quello che stà accadendo.
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lunedì 20 agosto 2012

Andrea's Readings #3 - Un giorno questo dolore ti sarà utile


All'inizio di quest'estate, spinto da varie recensioni e commenti positivi sull'autore e sul libro e dal fatto che ne era stato fatto un film diretto da Roberto Faenza, ho cominciato a leggere “un giorno questo dolore ti sarà utile” di Peter Cameron, edito in italia da Adelphi.
Un giorno questo dolore ti sarà utile narra l'estate prima di partire per il college di James Sveck, un ragazzo dicottenne molto profondo e colto, sempre con la risposta pronta, ma incapace di relazionarsi con le persone, sopratutto perchè amante della solitudine. Ambientato a New York, il posto perfetto per stare da soli senza necessariamente mai essere veramente soli, il romanzo coinvolge il lettore fin dalle prime righe. Piano piano si conoscono i vari personaggi, ogniuno con una loro peculiarità. Il linguaggio usato per descrivere le sitazioni e i dialoghi (sopratutto tra James e la sua terapista) è molto particolare ogni parola ha il suo peso all'interno della frase e sembra essere necessaria per la comprensione del messaggio.
Trovo che questo romanzo presenti due tematiche principali, la prima è la crescita di James, che al susseguirsi di una serie di episodi causati dalla sua incapacità di relazionarsi con il mondo o di adattarsi alle anche piu banali situazioni lo porterà a soffrire e a chiudersi sempre di più in sé stesso. Fino a quando non capirà attraverso l'aiuto fornitogli dalla sua terapista e soprattutto da sua nonna che tutto il dolore che prova, tutti gli errori commessi altro non sono dei tasselli che vanno ad aumentare il suo bagaglio di conoscenze da qui il titolo “un giorno questo dolore ti sarà utile”.
La seonda tematica che viene portata avanti dal romanzo è quello della Normalità. Cosa sdignifica essere normali? Chi è normale? James è cosciente del fatto di non essere normale secondo i canoni imposti dalla società. Eppure nessuno degli altri personaggi può essere definito normale, la madre di James, donna in carriera che gestisce una galleria d'arte passa da un matrimonio all'altro e l'ultimo (il terzo) non è neanche arrivato alla fine della luna di miele. Il padre di James, crede che la pasta sia un piatto per ragazzine che per essere più uomini bisognerebbe mangiare una bella bistecca al sangue per poi si sottoporsi a un intervento di chirurgia estetica per togliersi le borse dagli occhi. Infine la sorella di James, al terzo anno di college frequenta un professore sposato ma con una relazione aperta, decide improvvisamente di cambiare pronuncia al suo nome e di scrivere la propria autobiografia. Il personaggio più normale sembra essere il cane, mirò che è solo un cane appunto.
Molto bella la parte finale dove James prende coscienza del fatto che è ancora giovane e che non deve necessariamente sapere cosa dovrà fare e chi dovrà essere nel futuro, la vita in quanto vita deve essere vissuta anche solo per vedere dove ti può portare.

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